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Camminare

16 mercoledì Dic 2020

Posted by scribastonato in Reveries

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aspirante scrittore, Candy Candy, dicembre, marshmallow, Natale, neve, romanzo, scrittura, snow, writing

Ho camminato sulla neve ghiacciata. Morbida sotto e ricoperta da un lieve strato di gelo, tipo la crema catalana o i marshmallow con la crosticina di cioccolato, quelli che si vendono sulle bancarelle al luna park ma scelgo sempre le cocacole e i coccodrilli gommosi a palate, come nei candy shop inglesi. E finisco per non assaggiarli mai, quei dolcini a forma di talpa. Che bello il gioco delle talpe da acchiappare, la prima volta l’ho visto in vacanza coi miei, a Londra, ero più piccola di Candy alla casa di Pony. Entriamo in questa sala giochi tutta luci e urla meccaniche, il Trocadero nel mio immaginario dà ancora punti a Disneyland; mi passano un grosso martello dall’aria simpatica e comincio a menare come un ferraio sulle povere teste delle talpozze che si alternano fuori dalle buche, lente e più veloci e non sai mai dove spunteranno, colpisco alla rinfusa che Thor spostati e non faccio esattamente una strage, ma rido a fauci così smodate che contagio il circondario, la mia famiglia e anche i giocatori in zona, per lo più ragazzi che si sforzano di rispettare un contegno adolescenziale. Eh, da adolescente non è facile mantenere una reputazione, velarsi di aloni che sappiano di mistero o potenza o perfino di sacralità, coltivare una scorza che fa un po’ Terence di Candy Candy per custodire quel ripieno tenero e spugnoso, che si guasta in un attimo.

Ho camminato poi sul ghiaccio vero e puro, mio figlio che sgusciava furbetto lontano da me come il giorno in cui è nato, anche stavolta senza farsi male, e si divertiva quasi avesse avuto lo slittino sotto il culo. Da bambina andavo spesso sulla neve, perché era inverno perché lo facevano tutti perché i miei si aggregavano perché si respira aria sana perché è spassoso. Non mi sono mai divertita troppo sulla neve, forse perché dopo aver quasi evirato un istruttore passandogli sotto le gambe con gli sci a candela, ho avvertito il pericolo di uno svago che non fa per me. Conservo un buon ricordo delle giornate passate sullo slittino, quando scendevo storta col mio tutone – altro che tecnico! – tinta beige squaraus di mucca e finivo regolarmente a puccetta nel nevischio, sempre fradicia a fine gioco ma che risate anche lì, altri momenti belli che se li avessi immaginati così tenaci nel tempo, forse qualche foto ricordo senza rugne né smorfie a mio papà l’avrei concessa. Risalivo sguaiata con lo slittino a rimorchio per conquistare la discesa prima di mia sorella, i guanti non più un dito per apertura, e ridevo sfrenata per le cadute che io facevo, che lei faceva, che speravamo facessero i nostri genitori. E mi sentivo uno di quei bambini delle storie fredde e lontane, il piccolo eroe di Haarlem che salva i compaesani bloccando per tutta la notte la diga con un dito; Kay e Gerda che, meno imbacuccati di me, si spostano per terre incantevoli  sulle quali la regina delle nevi fa sentire il suo respiro prima ancora di Babbo Natale. E oggi non c’è neve che sia sciabile sempre e per tutti, non è detto che ogni slittino sia cavalcabile e non è facile, forse neanche appetibile, fare un viaggetto a Londra, in Olanda o a Rovaniemi. Ma. Proprio ieri l’Oms ha detto che Babbo Natale è immune dal virus e può circolare, ho pianto di gioia e penso sia una gran cosa per i nostri bambini, costretti a vivere una cattività che neanche i genitori sono propensi a fotografare, meglio non lasciare traccia; una gran cosa per i nostri adolescenti, che avranno qualcosa in più da condividere e confutare con gli amici virtuali, virtuali come Babbo Natale; e una gran cosa per noi con più anni in faccia, noi bisognosi di qualcuno che, pur relegato in un cantuccio segreto, in qualche modo ci riporti a sperare.

Ho anche camminato sulla fanghiglia fredda, quel bianco sporco accumulato a bordo strada che a volte occupa i posti auto buoni, che fa pezzati i campi lungo i tratti, e sporca le scarpe delle signore che si ostinano a lucidarle; quella poltiglia zozza e puzzolente, che spinge a centro corsia le biciclette, e illude i giovani che sì giocheranno ancora, regala ai pensionati pretesti di mugugno e sfida i cani a tingerla di giallo, che allunga il percorso di chi già ha fretta, e ci ricorda che l’inverno è tanto lungo, dobbiamo continuare a camminare.

Scritto da Scribastonato il 16/12/2020

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