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cortile bis

Abito da poco in questo palazzo tra i palazzi, uno scorcio di mare pagato a suon di privacy e tafferugli h24 giù al supermercato.

Ma sono felice qui, mi sento a casa.

Stamattina scoppiettano i tuoni. Cauti, tenaci, sono già pioggia per il meteo online. Resterei volentieri a letto, se non premessero le commissioni.

Fa un odore diverso il mare, quando tira burrasca. Sa di case estive in chiusura, di sole reso innocuo, di autoctoni che fanno capolino, di galletti segnatempo alla Mary Poppins, di saluti a lungo termine e di zanzare spiaccicate ai muri. È un’aria carica di ultimi gelati, di palme ancheggianti, di valigie panciute, di compiti delle vacanze e progetti a maniche lunghe, di cancelleria e diari da annusare.

Rivedo la vecchia sala giochi di Chiavari, il veggente meccanico che prediceva il futuro prima di ogni partenza: due spiccioli nella feritoia, la mano offerta per pochi secondi, scricchiolii tipo estrazione del lotto e poi usciva l’oracolo, un foglietto abbastanza criptico da accontentare chiunque.

La fine dell’estate rievoca il commiato dalla basilica dei Fieschi, la sua pietra massiccia e memorabile che isola dalle interferenze e rende pensiero il mondo.

La fine di tante estati portava scadenze e copioni da ultimare, studi di doppiaggio in riapertura, piccoli vantaggi sulla programmazione e fluenti ritorni in città.

Oggi è lontano l’autunno, i tuoni cederanno a un nuovo sole infuriato e nessuno sa, quest’anno, se ricomincerà davvero, il nostro settembre operoso.

Non mi sono ancora familiari le tante persone che abitano nel casermone davanti.

Fisso un vecchio che vedrei vestito come tutti i vecchi, camiciola chiara con occhiali da taschino o forse polo, magari a righe e bisunta. Porta canuto una canottiera rossa, spalle e muscoli lo camuffano da giovane. Nove del mattino, sul balconetto al terzo piano ritira, allarga, piega e impila panni asciutti. Prende dalla borsa frigo due mollette per volta e stende i capi appena lavati, tira giù le tende da esterno e sparisce veloce dietro la zanzariera. Scapolo, divorziato o vedovo, saranno anni che si aggiusta da solo.

Al quarto piano vivono una ragazza e il compagno: carina e rassicurante lei, sensuale e consapevole lui. Il balcone fa angolo, si sporgono dalla mia parte soprattutto per allargare, ancora in costume, gli asciugamani da mare sulla ringhiera. Lui dimena le ciocche quasi a compiacere un pubblico. Lei fa gesti asciutti e nervosi.

La signora del secondo piano lato mare ha un grande terrazzo e vasi da fare invidia a un orto botanico. Sotto il tendone a righe verdi raccoglie statuine e girandole, anfore e ninnoli accuditi come creature. Le tapparelle restano basse, la signora dai riccioli daino tarda a mostrarsi. Eppure è facile immaginarla a riordinare pulire lavare preparare accarezzare quella casa che rappresenta la sua vita.

Il palazzo di fronte è così grande da avere due ingressi separati. Il vecchio col fisicaccio e i due fidanzatini vivono lato monti, forse neanche conoscono la donna daino, se non di vista.

Peccato.

Si potrebbero organizzare appuntamenti alla cieca per condomini soli.

Che pena l’anziano che abita sopra l’orto botanico, non l’avevo mai notato: lui sì che ha una canottiera da ospizio, di quelle bianche e logore a costine. Fissa malinconico il mare, sugli occhi i ciuffi sopravvissuti al lockdown.

– Guarda bene: quel tizio non è solo.

Gli si avvicina una giovane caraibica, una statua a chioma libera. Risate rimbombano tra il cemento: la ragazza civetta in posizioni meno che convenienti; l’omuncolo a costine, concreto, arraffa più che può. Se è la badante, non lo rimarrà a lungo.

Sto facendo colazione, mela biscotti e caffè.

Ciccio litiga col barboncino al di là del vetro divisorio, non scavalca perché sa che lo guardo. Ciccina lo ignora. Alcuni dirimpettai si sono lamentati per il continuo abbaiare dei cani nella nostra palazzina. Mi sento responsabile, i Cicci hanno risvegliato l’ugola di tre o quattro cagnetti da appartamento.

– Cosa te ne frega?

– In effetti i miei gatti non abbaiano. E poi a me non dà fastidio la voce degli animali, fa natura.

Adesso ho i personaggi da plasmare, mancano le risposte.

Questa domenica, chi di loro lavorerà?

Chi passerà una splendida giornata?

Chi farà una scoperta sconvolgente?

Chi ricorderà questi momenti per tutta la vita?

Chi si riterrà il più soddisfatto?

– Vuoi davvero perdere tempo dietro ai tizi che abitano là?

– Non si perde mai tempo, a fantasticare. E poi… è così che nascono le avventure, no?

Hitchcock insegna.